Il Comitato della Cena di Santa Lucia al Due Palazzi di Padova

  E’ ormai consuetudine che il Comitato promotore della Cena di Santa Lucia si riunisca una volta all’anno presso il Carcere Due Palazzi di Padova. Anche quest’anno il momento della visita alle attività lavorative della Cooperativa Giotto ha preceduto il pranzo. Numerose le personalità presenti all’appuntamento: dai rappresentanti dei progetti come Suor Laura Girotto per la missione Salesiana di Adwa, Alberto Piatti di AVSI, Walter Panzeri, direttore tecnico per la Costruzione dell’Università Cattolica di Addis Abeba. Inoltre era con noi il prof. Perilongo dell’Azienda ospedaliera di Padova che con il dott. Pettenazzo ha raccontato i progressi del progetto in collaborazione con il Caritas Baby Hospital di Betlemme. Presente anche un folto gruppo di imprenditori di Confìndustria, oltre a don Dante Carraro del CUAMM, una rappresentanza dell’OIC (Opera Immacolata Concezione) di Padova e del Meeting di Rimini.

Vi presentiamo una selezione di fotografie della giornata e di seguito riportiamo un articolo del giornalista Alberto Gottardo presente con noi in carcere lo scorso 19 giugno.

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 Il comitato della Cena di Santa Lucia in carcere racconta il bene che nasce a Padova
di Alberto Gottardo

“La cena di Santa Lucia non vuole fare cose nuove, vuole aiutare le realtà che esistono già a realizzare opere di bene”. Lo ha spiegato Graziano Debellini, presidente del comitato della Cena di Santa Lucia, agli ospiti che oggi come ogni anno si sono trovati per un inusuale, ormai usuale pranzo, all’interno del carcere di Padova. Al suo fianco come sempre c’erano suor Laura, che ad Adua si sta impegnando ormai da vent’anni per portare salute ed istruzione in una delle zone più povere dell’Africa. C’era il professor Perilongo, che assieme al professor Giron ed altri ostinati padovani stanno finalmente dando la possibilità di una terapia intensiva neonatale a Betlemme, in Palestina, dove i bambini gravi muoiono in un’ambulanza ai check point. La Cena di Santa Lucia è questo: un gruppo di persone che hanno ruoli importanti nella società padovana, ma che una volta l’anno si fermano, aprono il portafogli, e danno sostegno alle tante progettualità che si raccolgono attorno a Graziano Debellini ed ai suoi amici. C’è chi ha scritto libri ed articoli di fuoco, insinuando le cose peggiori su questo sistema. Insinuazioni che non hanno trovato riscontri. Io quei libri li ho letti, loro queste cose buone non le hanno mai respirate e toccate. Mi piacerebbe che un giorno chi per partito preso critica chi fa, venisse con me, che a questo mondo non appartengo, e raccontasse quello che vede, come cerco di fare io con queste poche righe.

Io oggi ho visto dei carcerati che sono entrati in carcere per crimini orrendi ed ora imparano a fare i pasticceri, a costruire biciclette e trolley. Mi ha dato l’impressione di una fabbrica dove prima che produrre beni, si produce del bene, dove si aggiustano gli uomini attraverso il lavoro. E questo non può essere che bene. Nicola Boscoletto ha tirato le somme dell’iniziativa dello scorso anno: dei 197.207 euro raccolti l’83% sono diventati azioni in Siria, Kenya, Perù, Palestina, ma anche nelle cucine economiche di Padova ed all’opera della Provvidenza di Sarmeola. I fondi raccolti dalla cena danno un futuro migliore ai baby soldati del Sud Sudan e una assistenza caritatevole ai malati in Paraguay ed in Burkina Faso. Il modello del lavoro in carcere a Padova è sbarcato anche a Chicago. Il bene si propaga in maniera misteriosa, per chi non crede casuale. Io credo che sia bello poter dire che a Padova succedono cose come la Cena di Santa Lucia. Ed a Graziano Debellini, Nicola Boscoletto ed ai tanti che si impegnano per questi progetti dico un sincero ed incondizionato grazie”