I The Sun alla Cena di Santa Lucia: Grazie a tutti

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Un grazie a tutti voi che avete partecipato alla quattordicesima edizione della Cena di santa Lucia e sostenuto i progetti che quest’anno hanno come tema “Profughi e noi, tutti sulla stessa strada”.

La Cena di Santa Lucia sostiene per l’anno 2015/2016, in collaborazione con Avsi, progetti particolari articolati in tre tappe diverse, lungo il tracciato percorso dai profughi:

1. All’inizio del percorso, là dove ci sono ancora i margini per aiutare le persone a restare nel loro Paese, dal Sud Sudan al Medio Oriente; a metà strada, dove comunità intere di persone vivono in campi profughi allestiti ai confini della loro patria, in Paesi stranieri. Infine nell’ultima tappa, quando i profughi entrano nelle nostre città e arrivano a sfiorare le nostre case in particolare con il sostegno dei progetti della Caritas Diocesana.

Un regalo e una sorpresa la presenza alla Cena di Santa Lucia 2015 dei The Sun che ci hanno voluto ringraziare con la lettera di padre Samer dall’Iraq che Francesco Lorenzi ha letto durante la serata:

“Ho ascoltato il cd che mi è stato regalato e in particolare la canzone “Le case di Mosul”: grazie ragazzi, per il coraggio con cui avete finalmente contribuito a rompere il silenzio.

A volte, noi cristiani dell’Iraq, abbiamo la sensazione terribile di essere soli, dispersi nell’indifferenza del mondo, bersagli di una violenza inaudita e inconcepibile, a cui l’orecchio e l’occhio del mondo si sono ormai abituati. Ho vissuto sulla mia pelle la violenza della guerra prima e di questo insensato genocidio adesso. La mia famiglia è stata costretta a lasciare l’Iraq, come migliaia di altre famiglie. Il mio popolo è stato decimato, hanno ammazzato il mio vescovo, il mio insegnante di teologia e poi compagno di ministero. Oggi non sono consentiti i simboli cristiani, è stata introdotta una tassa per i non musulmani.

Le case dei cristiani a mosul sono marchiate con una N, che sta per Nazareni. 

I nostri luoghi di culto sono cenere e macerie.

Conversione all’islamismo o morte o fuga: queste le scelte che ognuno ha davanti.

La millenaria presenza cristiana in Iraq rischia di scomparire per sempre. Qualcuno ha parlato di “crimine contro l’umanità”…ma la nostra gente continua ad essere massacrata. La colpa? Essere cristiani e volerlo essere nonostante tutto.

Padre Ragheed, il mio maestro, morto ammazzato, mi diceva sempre: dobbiamo esprimere la nostra speranza restando presenti e soprattutto continuando a rendere presente Gesù Cristo nell’Eucarestia. Ho da poco terminato il corso di studi a Roma e ora anch’io sono tornato nella mia terra a svolgere il servizio che mi è stato affidato: come Padre Ragheed, non posso smettere di fare quello che faccio. Nella canzone dedicata a Mosul avete scritto:”Tacere è un più lento morire”. Vi ringrazio, anche a nome della mia comunità, per le vostre parole che invece risuonano e che, grazie alla musica, viaggiano più veloci.

E più avanti scrivete: “Ci sarà sempre un pretesto qualunque, una distrazione invitante, per voltare le spalle”. Grazie, perché voi non lo avete fatto e questo ci fa sentire meno soli e dà alla nostra speranza la forza della condivisione.

Grazie a tutti. Di cuore. Siamo vicini in Cristo e uniti nella preghiera.

Vi benedico e vi auguro ogni bene nel Signore”

Padre Samer Yohanna