Il lavoro in carcere: un grande obiettivo di civiltà

Un’importante iniziativa si è svolta a Padova lo scorso 29 gennaio: il candidato premier per il PD Pierluigi Bersani visita il carcere di Padova in una giornata particolare che si conclude con un’assemblea con i detenuti e il personale carcerario.

Qui di seguito il resoconto della giornata pubblicato sul Mattino di Padova.

 Il Mattino – 30 gennaio 2013

“Pier Luigi Bersani si smarca per una mattinata dai sondaggi, dalle polemiche su Mps e il duello con Monti e il Cavaliere per dare una cifra tutta particolare alla sua campagna elettorale: quella della solidarietà, che lo porta a Padova a far visita prima all’Anffas, dove incontra i disabili psichici e le loro famiglie, e poi ai detenuti del carcere Due Palazzi. Un bagno nei problemi veri del Paese, spiega il segretario del Pd, ma anche i più dimenticati, o volutamente rimossi. Padova, pur con un numero di detenuti quasi doppio rispetto alla capienza, è tuttavia un’isola felice nel pianeta carcere.

Perchè qui il lavoro c’è ed è organizzato dall’impegno di tanti volontari delle cooperative sociali, punto d’orgoglio del Veneto. Bersani, accompagnato dal direttore del Due Palazzi Salvatore Pirruccio, e dal responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, visita i laboratori dove i detenuti che lavorano con le coop “Giotto” e “Work in progress”, del consorzio Rebus, producono biciclette, valigie, chiavette Usb, e soprattutto dolci, come il panettone Due Palazzi famosi per la sua bontà in tutta Italia.

I volontari, gli agenti di polizia carceraria, i magistrati del Tribunale di sorveglianza, spiegano al candidato alla premiership con dati e tabelle quanto il lavoro sia rieducativo: al punto che se, ufficialmente, la recidiva è pari al 69% per il totale dei carcerati, per chi ha svolto un’occupazione durante la detenzione è appena dell’1%. Il problema è che dei 66mila carcerati italiani quelli che lavorano veramente in modo strutturato sono meno di un migliaio, l’1,2% del totale. Così, spiegano a Bersani, oltre a rimettere mano al sistema della giustizia, diventa fondamentale non disperdere quei “miseri” 16 milioni di euro che il Governo ha inserito per le carceri nell’ultima legge di stabilità.

Nell’Auditorium del Due Palazzi, dove arriva il profumo della pasticceria interna, Bersani ascolta, prende appunti, promette che, se spetterà a lui il Governo, qualcosa farà per dare più dignità a queste persone. Poi c’è un cambio netto. Cominciano a parlare i detenuti: lo fa Davor Kovac, croato di 47 anni, con una condanna all’ergastolo sulle spalle, orgoglioso del lavoro di pasticcere che gli consente di guardare «con un po’ di speranza al futuro». È la volta di un altro ergastolano, un giovane albanese: regge in mano un foglietto e in italiano stentato racconta del rimorso per aver «distrutto» due vite, quella della propria famiglia e di quella della sua vittima, spiega che con il lavoro in carcere ha capito «il valore della vita» e che con «un lavoro onesto si può veramente fare una vita onesta». Bersani non sa trattenere l’emozione, e mentre il ragazzo racconta il suo dramma si asciuga con una mano le lacrime.

Finale con i doni fatti al segretario del Pd dai detenuti-lavoratori: un dolce, una chiavetta Usb, una fiammante bicicletta ed una valigia. Per «partire» sì, gli dicono, ma anche, se ne avrà voglia, per tornare a trovarli”.